Effemeridi

 

Effemeridi

Effemeridi è il nuovo programma bisettimanale di Fango Radio curato da Yfantis tis Avgis e Asofy.
Ad ogni plenilunio e successivo novilunio, due momenti sonori celebreranno un nuovo giorno e un nuovo ciclo, uno al sorgere del sole, l'altro allo zenit lunare.
A partire dal primo appuntamento del 17 aprile il programma seguirà il calendario astrale, variando conseguentemente l'ora di emissione.

w/ Yfantis tis Avgis & Asofy

 

Podcast

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30/05/2022

Quarta alba

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“Sarebbe tutto molto diverso se non avessimo paura della morte. L’uomo si è sempre difeso, sempre, si è difeso dagli altri uomini, dalla natura, e ha costantemente violentato la natura. Il risultato è una civiltà fondata sulla forza. Tutto ciò che il nostro progresso tecnico ci ha portato è un po’ di comodità, un più alto standard di strumenti di violenza per mantenere il potere. Siamo come selvaggi, usiamo il microscopio come se fosse un manganello… Ci siamo creata una spaventosa disarmonia, uno squilibrio tra il nostro sviluppo materiale e quello spirituale…

Dio, sono così stanco di queste chiacchiere…”

Tratto da "Sacrificio" di Andrej Tarkovskij

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30/05/2022

Quarto zenit

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Nel sonno tuttavia sono desto.
Mille sagome si avvicendano prepotenti sotto la luce verde.
 Fuori c’è pioggia, una pioggia minuta e incessante. 
Nel sonno io sono desto e so tutto quello che succede fuori. 
Questa pioggia che mi incatena alla stanza angusta, questa pioggia che mi logora – che durerà forse in eterno? Queste nuvole che si accalcano senza fine – non vogliono dunque sgombrare il cielo mai più? Vogliono forse grondare e grondare fino a cancellare tutti i giorni a venire, lavare via dalle strade ogni luce?
È notte.
Dal mio debole corpo fradicio di malattia se ne partorisce uno nuovo, vado per le strade con il mio nuovo Io.

da Trittico Praghese di Johannes Urzidil

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17/05/2022

Terzo zenit

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Andai nella stanza che era più in fondo di tutte e mi misi a controllare la neve.
 Avevo una grande responsabilità e dovevo tenere d’occhio quel che faceva. Era cresciuta dal giorno prima. Tonnellate di neve bagnata erano scivolate giù lungo i vetri, adesso per riuscire a vedere il lungo paesaggio grigio bisognava salire su una sedia. Era cresciuta anche fuori. Gli alberi erano diventati più sottili e più impauriti e l’orizzonte si era spostato più lontano. Continuai a osservare il tutto finché seppi che presto non avremo più avuto scampo. Quella neve aveva deciso di cadere fino a che tutto quanto non si fosse trasformato in un unico enorme mucchio bagnato e nessuno si sarebbe più ricordato cosa c’era sotto. Tutti gli alberi sarebbero sprofondati nella terra e anche tutte le case. Niente strade e niente tracce, soltanto neve che cadeva e cadeva e cadeva.


da Neve di Tove Jansson

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16/05/2022

Terza alba

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Un tempo conoscevo

Un tempo - ormai una delizia - finalmente invisibile
mi sentii attratto fuori dal bosco

Fogliame
primi amori

Turbinando il cielo sulle spalle
acquietando lo sguardo sul nascere

Nel vasto oceano
quando la marea si abbassa
soltanto stanchezze da temere

Attenuando il suo capo
a te cosa restava?

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30/04/2022

Secondo zenit

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Svegliatevi, svegliatevi!
Nessuno riesce a sentirmi?

- - -
Mi diressi verso l’angolo, respirando l’odore dei vestiti bagnati, del carbone bagnato, della carta bagnata, della terra bagnata, sospinto dagli sbuffi di nebbia.
Sommesso, distante, si era sentito l’urlo sordo di una sirena, poi cessato; e di nuovo. Il lampione curvo sul bordo del marciapiede come una donna che non può tornare a casa se prima non avrà ritrovato l’anello o la moneta che ha perso nel ghiaccio o nella melma dello scolo. Udii alle mie spalle il ticchettio di un passo femminile e, per un istante, pensai che qualcuno mi avesse seguito, ma era un sconosciuta che passava sotto il tendone del negozio all’angolo, il volto offuscato dalla luce ovattata dei lampioni e dalle ombre. Il tendone si sollevava e s’abbassava; rivoli d’acqua colavano attraverso gli strappi nel telo.
[…] Non era difficile immaginare che non ci fosse nessuna città, e nemmeno un lago, ma solo palude e quell’urlo disperato che attraversava la notte; alberi spogli invece di abitazioni e tralci di vite invece di fili del telefono…

da Dangling Man di Saul Bellow [variazione]

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30/04/2022

Seconda alba

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Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Il mare si è ritirato già in lontananza
E tu
Come un'alga dolcemente dal vento accarezzata
Nelle sabbie del letto ti agiti sognando
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Il mare si è ritirato già in lontananza
Ma nei tuoi occhi socchiusi
Due piccole onde sono rimaste
Dèmoni e meraviglie
Venti e maree
Due piccole onde per farmi annegare.

da Sabbie mobili di Jacques Prevert

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18/04/2022

Primo zenit

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"Prima c'era l'oscurità
poi vennero gli stranieri
erano una razza antica quanto il tempo
erano padroni della più potente delle tecnologie
la capacità di alterare la realtà fisica con la sola forza di volontà
loro chiamavano questa capacità Accordarsi
ma stavano morendo
la loro civiltà era vicina alla fine
perciò abbandonarono il loro mondo
in cerca di una cura per la loro mortalità
un viaggio infinito li condusse fino a un piccolo mondo azzurro
nel più remoto angolo della galassia, il nostro mondo
qui pensavano di aver finalmente trovato quello che avevano sempre cercato..."

da Dark City (1998)

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17/04/2022

Prima alba

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Al sole
di Ingeborg Bachmann

Più bello della pregevole luna con la sua nobile luce,
Più bello delle stelle, illustri decorazioni della notte,
Molto più bello dell'infocato apparire di una cometa
E a cose assai più belle di tutti gli astri designato,
Poiché da lui ogni giorno la vita tua e la mia dipende, è il sole.

Bel sole, che sorge e non ha dimenticata né ultimata
L'opera sua, bellissimo d'estate, quando la giornata
Evapora dai litorali e le vele pendule a specchio dei tuoi occhi
Trascorrono, finché tu stanco ne dimezzi l'ultima.

Priva di sole, riprende il velo anche l'arte:
Tu non mi appari più, e il mare e la sabbia,
Flagellati dalle ombre, mi fuggono sotto le palpebre.

Bella luce, che dona calore e custodisce e meravigliosa
Provvede a ridonarmi la vista, a ridarmi la vista di te!

Cosa più bella sotto il sole non v'è che star sotto il sole...

Guardare il palo nell'acqua e, sopra, l'uccello
Che medita il volo, e sotto, i pesci a schiere,
Variopinti, ben fatti, venuti al mondo con una missione di luce;
E guardarsi intorno: il quadrato di un campo, il frastagliato
profilo del mio paese,
E l'abito che hai indossato. Il tuo abito, azzurro, a campana!

Il bell'azzurro, dove i pavoni passeggiano facendo riverenze,
Azzurro delle lontananze, delle regioni felici con i baleni
propizi al mio estro,
Azzurra incognita dell'orizzonte! E i miei occhi entusiasti,
Di nuovo si slargano e brillano, e perdutamente riardono.

Bel sole, cui la polvere deve l'ammirazione più alta,
Non per ìa luna né per ie stelle, né perché la notte
Vogliosa di beffarmi sfoggia comete, ma per amore
Di te, all'infinito, e per null'altro al mondo, io farò
Lamento su l'ineluttabile perdita dei miei occhi.